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Giustizia. Avanti così!


michelangelo clip art Le chiavi della riforma: 

(dopo i rilievi di Ciampi)

  • Funzioni separate. La riforma, approvata in via definitiva, prevede la separazioni delle funzioni. I magistrati dovranno indicare già nella domanda di ammissione se hanno intenzione di ricoprire la funzione di pm o di giudice. La scelta è destinata a diventare definitiva dopo cinque anni. Per passare da una funzione all’altra, bisogna sostenere un esame orale e cambiare distretto giudiziario.

  • Esami psico-attitudinali. Per accelerare la carriera, sono previsti concorsi per titoli ed esami. Nell’orale del concorso, i magistrati dovranno sostenere anche “colloqui di idoneità psico-attitudinali”.
  • Azioni disciplinari. L’intervento da parte del procuratore generale della Cassazione in tema di azioni disciplinari diventa obbligatorio. Il termine della prescrizione è di un anno.

  • Scuola di magistratura. La Scuola della Magistratura dovrà occuparsi della formazione dei giovani magistrati e uditori giudiziari, ma anche di organizzare i corsi di aggiornamento professionale. Dovrà anche segnalare al Consiglio giudiziario i comportamenti che contrastano con le sue disposizioni.

  • Il manager dei giudici. Nelle Corti di appello di Roma, Milano, Napoli e Palermo arriva il direttore tecnico. Un manager cui sono affidate l’organizzazione e la gestione dei servizi privi di carattere giurisdizionale.

  • Ministro di Giustizia. Il ministro della Giustizia dovrà dare comunicazione alle Camere, all’inizio di ciascun anno giudiziario, sull’amministrazione della giustizia del precedente anno.

  • Altre norme. Viene introdotto il divieto di conferire cariche direttive giudicanti e requirenti di primo e secondo grado a magistrati che abbiano meno di quattro anni di servizio prima della data di ordinario collocamento a riposo. La riforma stabilisce anche che i magistrati non possono iscriversi a partiti né partecipare ad attività di centri politici o affaristici che ne possano condizionare l’esercizio delle funzioni o appannare l’immagine.

  • L’iter. La riforma della giustizia è stata approvata dopo un lungo iter parlamentare, reso problematico dai rilievi del presidente Ciampi, che ha constatato alcuni punti di “palese incostituzionalità” nel testo approvato dalle Camere a fine 2004. I tecnici del ministero della Giustizia hanno quindi modificato il ddl, che è dovuto passare due volte dai rami del Parlamento. Ieri, con la votazione di fiducia posta alla Camera, è arrivato l’ok definitivo.

  • (Fonte: Libero del 21 luglio 2005)

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